“Ho sempre pensato che in pedagogia tutto si gioca sulla didattica, non tanto alla teoria o alle filosofie a cui ti rifai, ma quello che fai con i bambini”
Gianfranco Zavalloni 2004
Verso l’arcipelago delle didattiche
una riflessione sulla pedagogia e la didattica
in una ottica di rete tra le scuole
È ormai innegabile: nel mondo della scuola si stanno contrapponendo due modi di far pedagogia.
Da una parte abbiamo i professori universitari, i pedagogisti che potremmo definire ufficiali.
Sono coloro che hanno fatto del lavoro accademico il loro impegno unico e primario.
Per sapere chi sono è sufficiente aprire le guide alle facoltà universitarie di quelle che un tempo erano facoltà di magistero, poi divenuti scienze dell’educazione, a cui si è aggiunta ora la cosiddetta“formazione”.
Oggi, per prepararsi ad essere insegnanti (i futuri maestri e le future maestre, nonché professori e professoresse) della scuola, è stato istitutito il Corso di Laurea in Scienza dell’Educazione e della Formazione.
In queste guide trovate le discipline, i professori e poi i libri di testo per affrontare le prove d’esame.
Sono i libri che in questi mesi la maggior parte dei concorrenti ai concorsi ordinari o riservati (quelli per i precari) hanno dovuto consumare. Un businnes da miliardi.
Oggi una collega di scuola materna mi diceva che nel settore-scuola delle librerie di Rimini non c’è più alcun libro.
Pochi si azzardano infatti a portare, nelle cosiddette bibligrafie per il concorso, i materiali vivi, le esperienze vissute e semmai documentate con opuscoli o librettini sponsorizzati da qualche azienda o banca locale e stampati nelle piccole tipografie del posto.
Non più dall’alto verso il basso, ma dal basso verso l’alto
Io credo sia giunto il tempo di far salire sulle cattedre universitarie delle facoltà di scienze dell’educazione gli insegnanti che lavorano sul campo, coloro che tutti i giorni si sperimentano nel rapporto educativo con gli allievi: bimbi, bimbe, ragazzi e ragazze. È giunto poi il tempo di pensare ad una pedagogia “induttiva”, ad una riflessione educativa che tragga i fondamenti dal fare, dall’esperienza educativa. In questo caso si opererà in controtendenza alla concezione, tutt’ora in gran parte presente, di scuole di pensiero filosofico-pedagogiche che elaborano, e conseguentmente impongono, modelli culturali e soprattuto didattico-normativi da “somministare” poi nella scuola. È il caso di constatare e affermare che è praticamente impossibile avere “scuole che adottano metodi e strategie didattiche” che fanno riferimùento a scuole di pensiero pedagogiche. Come è possibile ricreare le condizioni che sono state vissute fra la fine degli anni ‘50 e i primi degli anni ‘60, ad esempio, a Barbiana. I volti di quei ragazzi e il volto di don Lorenzo Milani restano unici e irripetibili. Sono i volti di migliaia di insegnanti che in questi decenni e che ancor oggi fanno la scuola italiana con picchi interessantissimi di eccellenze. Purtroppo sono i luoghi e i volti che spesso non hanno mai trovato l’opportunità di salire le cattedre universitarie, ne mai sono stati invitati o citati nei volumi universitari. Scopro ad esempio in questi giorni il grande valore di un maestro (oggi ultraottantenne) di Santarcangelo che ha operato nella scuola elementare della frazione di Bornaccino dagli anni ‘50 agli anni ‘70. Di lui c’è per fortuna traccia nel libro oggi introvabile dal titolo “Arte per gioco” (la prima edizione che ebbe poco successo si titolava “Arte per nulla”). Questo maestro, il maesto Moroni, che una Università statunitense avrebbe voluto, come docente, quando mai è stato citato nelle storie della pedagogia? O nei volumi della didattica?
I volti dell’arcipelago delle didattiche:persone, luoghi, tempi
Sembra giunto il tempo di cambiare questa impostazione elitaria. Oggi anche nel mondo accademico, grazie soprattutto all’impegno dell’amico professor Paolo Perticari e all’instancabile lavoro del “fratello” professor Giovanni Catti, si affrontano le tematiche del cosiddetto Arcipelago delle didattiche. A questo mondo accademico, sensibile e spesso coinvolto nell’esperienza didattica, si uniscono le energie che salgono dal basso che che stanno portando a quella che viene definita l’autoriforma gentile (cioè soft, dolce..). Possiamo trovare un bell’esempio di ciò nel bel libro curato, fra i tanti, dal professore bolognese Guido Armellini: “Buone Notizie dalla scuola” Pratiche Editrice. Questo della didattica è sicuramente oggi un punto centrale della qualità della scuola. E coloro che operano nella scuola l’hanno capito perfettamente: non è tanto il cosa si insegna in italiano, ma è il come, è il clima che si viene a creare in quella precisa classe, con quei precisi ragazzi, in quel precismo momento. Per citare – a memoria – nuovamente Lorenzo Milani, “…non è tanto il latino da conoscere, quanto conoscere bene Pierino…”. Il lavoro che cercheremo di fare anche dalle pagine di Cem Mondialità, in questo prossima annata, sarà quello di dare un volto alle tante isole dell’arcipelago delle didattiche. Capire dove sono queste isole, capire chi ci vive e cosa si sta facendo… e capire come queste isole non debbano rimanere distaccate dale altre dell’arcipelago. Spesso sono isole decentrate sul territorio, arroccate nelle valli delle nostre montagne, ma sono isole ricche di esperienza, di umanità, di cultura.
Rimini 2000
Cos’è una scuola?
È il luogo dove
tutti i giorni
per imparare ad imparare
ciascuno di noi ha
una lavagna per copiare
un libro per conoscere
una penna per scrivere
un quaderno per documentare
una matita per disegnare
un pennello per colorare
una cartella per contenere
un banco per sedere
una domanda per cercare
un argomento per parlare
uno strumento per suonare
un cerchio per danzare
una palestra per correre
un cortile per giocare
un laboratorio per creare
una biblioteca per leggere
un computer per inventare
un pallottoliere per contare
un alfabetiere per sillabare
un racconto per ascoltare
una mensa per mangiare
un giardino per giocare
un bagno per evacuare
un pulmino per viaggiare
un teatro per sorridere
una canzone per cantare
una fiaba per fantasticare
una storia per ricordare
una mappa per orientare
una pausa per riflettere
una poesia per immaginare
una storia per ricordare
una musica per riposare
un vocabolario per scoprire
una canzone per cantare
un bidello per pulire
un insegnante per pensare
un compagno da aiutare
tanti amici da incontrare